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ANATOMIA DI UN VERSO (Anatomy of a line)

Carta, plastica. formalina

Ø cm. 10 x 13

h. cm. 13,5

Descrizione:

 

Un verso di Petrarca scritto su foglio di block notes con penna ad inchiostro resistente ad alcool, acidi e solventi, completamente immerso in un contenitore ospedaliero per materiali biologici.

 

 

Sinossi:

 

Il foglio di block notes riporta l’incipit del noventesimo sonetto dei Rerum Vulgarium Fragmenta di Francesco Petrarca: “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi…”.

In questo famoso sonetto, scritto intorno al 1340,  la celebrazione della bellezza femminile è indissolubilmente legata al senso della caducità del tempo, all’opposizione esistente tra vita e morte, tra materialità e trascendenza.

 

Proprio ai versi dell’illustre Aretino pare si sia ispirato Shakespeare due secoli e mezzo più tardi nella composizione del sonetto n. 18 (“Shall I compare thee to a summer’s day?”), laddove, paragonando la persona amata ad un giorno d’estate, il poeta si rivolge a lei rassicurandola che vivrà in eterno, in quanto la sua bellezza sarà esaltata per sempre nei suoi versi:

“Nor shall death brag thou wander’st in his shade,When in eternal lines to time thou grow’st” (la morte non potrà vantarsi di averti ghermito nella sua ombra, perchè nei miei versi immortali tu vivrai in eterno).

Il verso poetico conservato sotto formalina nel contenitore ospedaliero per materiali biologici mira dunque a simboleggiare, in forma materica, l’ideale di salvaguardia della bellezza e dell’Arte oltre il tempo, perché la poesia  – che, come afferma il grande poeta Maurizio Cucchi, è una “forma sociale d’arte” – non è soltanto espressione di bellezza e della stessa vita, ma fa parte dell’essenza più profonda dell’Uomo, appartenendo ad un patrimonio collettivo le cui cellule staminali devono essere custodite per l’eternità.

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