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SHAKAR GALAJIAN / WORK

SIDERA

 

 

Le opere di Shakar rispondono all’esigenza tipicamente bretoniana di trasferire la sacralità nel quotidiano.

 

Con la collezione "Sidera" l'Artista intende manifestare l’irruzione del divino nel tempo storico-fenomenologico, dove si rivela in tutta la sua originaria e sconvolgente bellezza.

 

Per raggiungere questo obiettivo, egli riporta alla luce la sensualità animalesca primordiale, l’idea di “amor che move il sole e le altre stelle”, indicando la Donna quale mediatrice prodigiosa tra l'Uomo e l'Universo, "custode del segreto necessario per la reinvenzione del Mondo"

 

Emerge prepotentemente, negli assemblaggi di Shakar, la continua ricerca di un equilibrio armonico tra materiale organico e inorganico, naturale e sintetico. La risoluzione delle tensioni strutturali - metafora dell’opposizione del razionale con l’irrazionale, del naturale con il sovrannaturale - è affidata all’accostamento di elementi diversi e contrapposti, che si ricompongono nella perfezione formale del simbolo vitale dell’energia metamorfica che domina l’Universo.

 

Come Duchamp con la pittura, l'Artista vuole asservire la scultura ai propri scopi, allontanandosi dal suo lato fisico per abbracciare il mondo delle idee, al di là del prodotto visivo.

 

Shakar può definirsi in questo senso un "poeta visuale", le cui opere si collocano nello spazio come i pezzi di una scacchiera, attraverso un gioco di contaminazioni plastiche tra figure geometriche e scelte materiche mai casuali. Ecco allora che l'Uovo, sacro originario liberato dalla soggezione al divino, è desiderio che diventa Donna - "pietra angolare del mondo materiale" e, nel contempo, "promessa mantenuta" deputata a realizzare la salvezza dell'umanità - mentre il cubo in polimero che sorregge molte delle sculture, ideale contenitore monolitico dell'Uovo di cui riproduce il colore, assurge ad emblema rappresentativo della primigenia aspirazione dell'"homo faber" all'unione cosmica "dove il fantasma infelice del peccato si dissolve nello splendore della bellezza della donna, là dove sogno e veglia, reale ed immaginario, passato e futuro cessano di essere contraddittori".

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